Aqua Crua

Oltre il latex: come si mangia da Aqua Crua

La cucina.

Ristorante e rifugio di Giuliano Baldessari, tra latex, fermentazioni ed energia positiva delle materie prime. I menù oltre il gusto e quello classico

I menù e il latex

E così, mentre da un lato Baldessari presenta un menù classico e “originale”, un ritorno alla tradizione culinaria e alle tecniche fondamentali, l’altra scelta introduce tre menù audaci: un’escalation di provocazione e trasgressione da navigare passo dopo passo. Si tratta di un viaggio attraverso la follia per riscoprire la stabilità attraverso il gusto, incarnando una fusione armoniosa di tradizione e audace sperimentazione. I menù si chiamano Iniziazione (I, II e III) e lo chef li prepara vestito in latex. Questo è il modo per isolarsi da quel disagio che più volte ha segnato la sua vita costellata da trasgressioni e momenti di difficoltà: «Con il latex» spiega Baldessari, «inibisco completamente gli altri sensi e mi concentro esclusivamente sul gusto, veicolo per me di guarigione». La sua è una cucina introspettiva e interiore capace di esplicitare un percorso personale attraverso piatti che raccontano di ricerca e di equilibrio attraverso uno spettacolo in cui attore, regista e scena sono un unico essere. «La mia» prosegue lo chef, «è una cucina creativa, all'avanguardia insolita e provocatoria che spesso nasce da una idea di ribellione o riportando alla cucina piani diversi dell’esistenza.

Il gusto portato oltre il limite

L’obiettivo è spingere oltre ogni limite i parametri del gusto, scoprendo nuovi orizzonti gustativi lontani dalla memoria storica. Per questa ragione è data particolare attenzione all’utilizzo dell’acidità e comunque dello stimolo multisensoriale e retro olfattivo, utilizzando tecniche come fermentazioni, nixtamalizzazioni, muffe e kombucha.

Così nascono piatti intensi: ecco il Controfiletto di fassona inoculato di penicillium candidum, ossia la carne con la crosta fiorita di un brie; oppure il Risotto al cordyceps, un fungo parassita degli insetti. E poi la Bresaola vegetale, l’Anello di pasta salata con caviale Kaluga-Amur, la Battuta di daino condita con colatura di alici e caolinite, il Risotto al plancton con caffè d’alga, i Ravioli di capriolo con crema di tartufi di mare, burro montato e kefir lime o, ancora, la Crema Carbonizzata, nata da una discussione con clienti sul tema delle aspettative. «Sono troppo facili da disattendere» spiega Baldessari, «per questo non mi piacciono e per questo motivo ho creato questo dessert al piatto: basso, butto, grigio, sporco, ma che regala in bocca una potenza gustativa importante. In questo dessert ho lavorato sull’aroma del caffè e sul profumo retroattivo di lime, acidità citrica, erbacea con il discorso della radice e dell’energia che trasmette».

Natura, spirito e fiducia

Fondamentale è, poi, in questo percorso gustativo e sensoriale, la grande conoscenza di Baldessari della materia prima con uno studio maniacale di razze autoctone esistenti in natura e anche dei profili chimico organolettici della stessa. Ma alla base di tutto c’è la filosofia di una cucina che guarda all’energia positiva delle materie prime trasformate nel piatto: «Ricerco costantemente questa caratteristica» prosegue lo chef di origini trentine, «perché dobbiamo fornire energia positiva al nostro cervello anche e soprattutto attraverso il cibo. Mi spiego: c’è una grande differenza tra consumare una carne da allevamento o una di selvaggina. Non amo cacciare, ma sono consapevole del fatto che se un animale è nato in un bosco, c’è vissuto e viene ucciso senza sofferenza con un colpo diretto al cuore, regalerà un’energia, un gusto, un sapore diverso alla carne rispetto a quella di un animale in cattività». E questo pensiero si traduce in atti concreti molto espliciti: da Aqua Crua la carne deriva da allevamenti selezionati (solo razze autoctone e non create in laboratorio) e da cacciagione nei boschi del Trentino; per quanto riguarda la pesca niente di allevato, ma solo pesce pescato in mare mentre per i vegetali le scelte sono prevalentemente per erbe spontanee e piante selvatiche. Così Aqua Crua diventa ristorante laboratorio di creatività per dare gusto ai pensieri dello chef ed eremo in cui meditare, sanare i bisogni del passato e i traumi della vita.

«Sono stato fin da piccolo iperattivo, pertanto sono cresciuto in mezzo ai boschi del trentino e pescando nei ruscelli, costruendo dighe e altro: tutte attività che facevo nel corso della giornata e che erano le uniche capaci di rendermi felice e stancarmi. Tuttora trascorro la maggior parte del mio tempo libero nei boschi alla ricerca di erbe rare, funghi, frutti selvatici o, semplicemente, abbracciando gli alberi e godendo della loro energia. Amo lavorare sulla mente» conclude, «e i miei valori sono la verità del piatto, senza troppi fronzoli e l’onestà della qualità nei confronti dei commensali, il rispetto della materia prima e del cliente stesso. Credo che ingerire cibo sia l’azione più intima che l’individuo possa compiere ed è per questo che, per me, un altro grande valore è la fiducia che si instaura fra me e i miei ospiti».